Recensione | PSYCHO da Hitchcock all’Off Off Theatre

In scena solo per pochi giorni all’Off Off Theatre di Roma, la nuova drammaturgia del regista Giovanni Franci, liberamente tratta dal romanzo di Roberto Bloch da cui Alfred Hitchcock trasse uno dei suoi capolavori, PSYCHO.
Solo due attori in scena, Giuseppe Claudio Insalaco e Alessandra Muccioli, per rappresentare il contorto universo della mente di Norman Bates, uno dei personaggi più amati del cinema, grazie all’indimenticabile interpretazione, nel 1960, di Anthony Perkins.
Molto interessante la scrittura di Franci, che mostra ciò che già conosciamo della storia solo nella seconda parte della pièce, dedicando la prima metà della rappresentazione al prima e al dopo, nella ricostruzione psicoanalitica di una psichiatra, la dottoressa Bloch – come scegliere nome più appropriato? -, che dopo il famoso omicidio tenta di risalire all’infanzia di Norman e a ciò che ha causato il suo disordine mentale.

Insalaco interpreta l’ambiguità del suo personaggio con profondità, dando vita, attraverso un giovane corpo maschile, all’anima di una dura e bigotta donna morta, sotto la guida della psichiatra che tenta di far emergere l’uomo ormai schiacciato dentro il suo stesso corpo.
In una cornice che unisce teatro e cinema, con proiezioni che richiamano la cinematografia di Hitchcock (non solo Psycho, ma anche Io ti salverò, in particolare alcuni fotogrammi della sequenza onirica curata da Dalì), l’opera di Franci crea continue sovrapposizioni tra i personaggi, non solo tra Norman e sua madre, ma anche nell’intrigante, e finemente interpretato, personaggio della Muccioli, ora psichiatra, ora madre di Norman, ora Marion Crane, la sua – loro – vittima.
Se la prima parte della pièce, dunque, dà vita a riflessioni, scava nella psiche, crea parallelismi e sovrapposizioni con ritmi sempre più concitati, la seconda ci riporta al già noto, l’incontro tra Norman e Marion al Bates Motel. I tempi diventano più dilatati, i dialoghi ricostruiscono con cura gli antefatti e ciò che ha portato Marion al Motel, si delineano in modo sufficiente gli altri personaggi (Sam e Lila, fondamentali, nel film).
Questo cambio di registro, questo stacco che divide nettamente in due la drammaturgia di Franci, rende la pièce molto originale, non solo perché poter vedere una trasposizione teatrale di un capolavoro come Psycho è senza dubbio un’occasione imperdibile, ma perché non vuole essere pura trasposizione, ma creazione, ricerca e analisi profonda.

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