Dal 17 ottobre al cinema il nuovo film di Fausto Brizzi, Se mi vuoi bene, definito dallo stesso regista “sentimentale con risate”.
La commedia, o meglio, la dramedy, tratta dall’omonimo romanzo di Brizzi, che lo ha riadattato per il grande schermo con il supporto degli sceneggiatori Herbert Simone Paragnani, Mauro Uzzeo e Martino Coli, vede come protagonista Claudio Bisio, Diego, depresso cronico che fallisce goffamente un tentativo di suicidio.
Entrando in un singolare e nostalgico negozio di Chiacchiere, dove non si vende nulla, se non il piacere della condivisione e del conversare, Diego rivoluzionerà la sua esistenza, agendo unicamente con lo scopo di rendere felici gli affetti della sua vita. Insieme a Massimiliano, Sergio Rubini, proprietario del negozio dal passato doloroso, e Luca, Flavio Insinna, attore fallito e insospettabile hacker, Diego organizzerà un piano apparentemente infallibile per risollevare le sorti dei suoi cari, che non notano la sua depressione e le sue richieste d’aiuto, non per mancanza d’amore, ma perché troppo presi dai loro problemi.
L’incipit ci immerge da subito nella condizione del protagonista, Bisio, che racconta in tono leggero e confidenziale, con lo sguardo diretto in camera, il suo stato di depressione: dopo aver cercato disperatamente e senza risultato l’aiuto dei suoi cari, tenta il suicidio, fallendo miseramente.
L’incontro casuale con Massimiliano e Luca arriva dopo pochi minuti, e da subito Diego acquisisce un improvviso slancio vitale che segna la svolta del film.
Una svolta forse troppo repentina, coerente con il tono e lo scopo della commedia, ma probabilmente poco realistica in un soggetto sull’orlo del baratro che ha appena tentato il suicidio, nei cui occhi non riusciamo a cogliere per un solo istante il vero buio della depressione. Brizzi afferma che nella trasposizione cinematografica è stata tagliata quasi tutta la prima metà del romanzo, in cui si narra di come il protagonista sia arrivato alla depressione, argomento totalmente assente nel film. Ovviamente il linguaggio letterario e quello cinematografico sono nettamente distanti e presentano esigenze diverse, ma forse soffermarsi leggermente di più su quegli elementi, unicamente nell’incipit, avrebbe potuto favorire un contrasto più forte, proprio della dramedy.
La commedia trova certamente il suo punto di forza nel negozio delle Chiacchiere, un luogo di totale apertura verso il prossimo, deliziosamente surreale nel mondo individualista e fondato sull’apparenza in cui ci troviamo a vivere. Ad animare questo microcosmo di purezza, un Sergio Rubini commovente, profondo nell’interpretazione e nella scrittura del personaggio, che è la vera chiave drammatica e malinconica del film.
Intorno a Diego si muovono tanti altri personaggi, un contorno gradevole e vivace: dal simpatico Luca di Insinna alla meravigliosa Lucia Ocone, l’insicura amica Loredana, la mamma Olivia, incantevole e audace Valeria Fabrizi, il padre Paolo, nell’inaspettata e piacevole interpretazione di Memo Remigi. La bellissima Lorena Cacciatore è la figlia Laura, giovane donna in carriera che regala, con Bisio, un momento di estrema tenerezza nel film. Gian Marco Tognazzi è il fratello che tenta con scarsi risultati un carriera da pittore, mentre Maria Amelia Monti è l’antipatica ex moglie, ruolo insolito per l’attrice, ma assolutamente riuscito. Oltre agli amici Susy Laude e Dino Abbrescia, insieme nella vita e sul set, ancora Elena Santarelli, Cochi Ponzoni e un cameo di Luca Carboni.