I SOLISTI DEL TEATRO
XXVI edizione, presso i Giardini della Filarmonica Romana (Via Flaminia 118)
AMLETO FIGLIO DI AMLETO
Tratto da La Tragedia di Amleto di W. Shakespeare
Regia Andrea Elodie Moretti
Musica dal vivo Andrea Tassinari, Simone Sommariva
Adattamento e Traduzione Andrea Elodie Moretti e Claudia Tinaro
Interpreti Pietro Anastasi, Andrea Aquilante, Filippo Cancellotti, Cecilia Delle
Fratte, Gabriele Finzi, Dario Impicciatore, Elodie Moretti, Simone Sommariva,
Elena Tagliagambe e Andrea Tassinari
Durata 2 h 15
Questa versione della tragedia shakespeariana è il frutto primigenio di una relazione di scambio di visioni ed esperienze tra gli attori provenienti da Les Bouffes du Nord di Parigi – Mamadou Dioume, Bruce Myers, Jean-Paul Denizon e Corinne Jaber – e gli attori formati alla
Policardia Teatro Centro di Creazione della Versilia. L’intento che ha acceso la scintilla e motivato l’esplorazione del dramma è scaturito da un incontro tra la necessità interiore del regista Moretti di penetrare la radice universale dei conflitti familiari, e l’invito accogliente di Bruce Myers di attraversare la storia di Amleto e la tragedia di Shakespeare. Partendo quindi dal testo originale e dalla rilettura drammaturgica di Peter Brook “La Tragédie d’Hamlet”, attraverso un cammino di due anni di esplorazione artistica, abbiamo sviluppato un nostro adattamento originale dell’opera elaborando una traduzione in un italiano attuale che nulla perde o disperde della mescolanza tipica shakespeariana dell’aulico e del popolare.
Amleto figlio di Amleto, narra la storia di un uomo che accede alla dimensione dell’invisibile reso visibile, aprendo la porta della gabbia di illusioni che imprigiona le certezze della sua vita e della sua famiglia: un uomo come tanti, o forse come pochi, toccato da un verità più alta che lo invita ad una visione più profonda per squarciare il velo delle apparenze e attraversare la soglie della realtà. Sono le soglie che lo connettono al sé e le soglie che lo relazionano all’altro da sé. Quest’uomo è Amleto, che apre le gabbie degli io, apre le dimensioni dell’umano. Dall’io all’umano passano le relazioni con le radici del proprio albero, con i loro nodi ed intrecci: i disastri familiari dovuti a sotterranee incomprensioni o silenzi (Amleto e Gertrude), o quelli dovuti ad eccesso di cura o cieca amorevolezza (Polonio e Ofelia). Passano anche le relazioni con i rami e le foglie: i bisogni di amicizia e di fiducia su cui innestare legami sinceri (Amleto e
Orazio), o spezzare quelli putridi (Amleto e Rosencrantz e Guildenstern). Passano infine le relazioni con il cielo che si sfiora e la luce che illumina: lo spettro del re Amleto viene a chiederci di noi, del nostro modo di trascorrere l’esistenza; viene a chiederci di dire la verità. Il nostro compito, allora, è di interrogarci, perché la comprensione ci liberi; interrogarci come fossimo Amleto, per arrivare finalmente a fare silenzio.
Amleto figlio di Amleto è per un teatro povero dove a riempire lo spazio della scena è l’immaginazione dello spettatore e non l’arredo; è per un teatro essenziale che punta al dettaglio e non all’abbondanza. In uno spazio vuoto, sono i corpi e il movimento, la musica e le parole a riempirlo di senso e di presenza. Lo spazio scenico in cui si gioca il dramma è uno spazio vuo- to di quinte e scenografie. Gli attorsono tutti sempre presenti, sempre pronti. È la relazione con lo spazio a determinare l’entrata o l’uscita dall’azione. Gli oggetti sono pochi, semplici e versatili, già presenti sul luogo della scena. È la relazione dell’attore con l’oggetto a renderlo visibile in scena ed è l’immaginazione dello spettatore a trasformarlo di volta in volta quando necessario.
I costumi seguono pochi passaggi di colore, gli interpreti assumono altre sembianze, la scena cambia aspetto, ma spetta al pubblico interpellare l’immaginazione e partecipare al senso della metamorfosi. I musicisti in scena insieme agli attori e tra i personaggi, creano trame sonore che introducono e accompagnano lo spettatore all’incontro con la storia e, assieme a lui, ne sono testimoni. Nello spazio scenico pieno dell’energia dei corpi, ma privo della forma tempo, gli attori sono fantasmi eterni che vengono a raccontarci una storia.
Biglietti:
Intero 15 euro
Ridotto 13 euro (età under 26 over 65 – convenzione Interclub welfare card)
Orario botteghino: 18:30-22:00
Tutti gli spettacoli inizieranno alle ore 21:30