Recensione | ÉDITH PIAF – L’usignolo non canta più al teatro della Cometa

Fino al 3 febbraio, sul palco del teatro della Cometa di Roma, Édith Piaf – L’usignolo non canta più, l’omaggio, scritto e interpretato da Melania Giglio, a una delle più belle e strazianti voci della canzone moderna.
Si parte dal 1960, precisamente dai giorni che precedettero la storica esibizione della Piaf all’Olympia e, in compagnia dell’impresario Bruno Coquatrix (Martino Duane), si ripercorre a ritroso tutta l’esistenza della donna, tra alcol, dolori e solitudine.
La semplicità della drammaturgia, concisa e completa, viene valorizzata dalla regia di Daniele Salvo, che le conferisce eleganza e un gradevole accenno di spiritualità.
Il telo bianco che ricopre la mobilia dell’appartamento scivola via magicamente sollevando polvere e fumo: le due tende laterali, illuminate, suggeriscono l’atmosfera emotiva dell’azione o del ricordo, mentre nel finale un grande specchio inclinato scende dall’alto, mostrandoci Édith di spalle, davanti al suo pubblico.

In poco più di un’ora si attraversa tutto il vissuto dell’usignolo francese, dall’infanzia, tra madre alcolizzata e nonna tenutaria di un bordello, fino al successo, il rapporto contrastato con l’amica “Momone” e la perdita dell’amore Marcel, della cui morte non si darà mai pace.
Melania Giglio porta sulla scena un vero atto d’amore per Édith Piaf e per il pubblico, cui si dona con generosità: la sua postura segnata dall’artrite, la schiena gobba, quelle mani tanto deformate quanto comunicative sono solo alcuni dei particolari che caratterizzano la sua interpretazione.
L’attrice ci regala sempre il virtuosismo delle sue indiscusse abilità vocali, tra sfumature e toni contrastanti: anche qui, la voce roca, spesso gracchiante, si colora a tratti di sonorità infantili di una dolcezza disarmante, per poi manifestarsi ancor più incisivamente nel canto, da La Vie en rose a La Foule, da Milord a Je ne regrette rien.
Al suo fianco Martino Duane, ottimo compagno di scena: sebbene incarni un ruolo marginale nella pièce, riesce perfettamente a donare un’interpretazione graziosa e raffinata.

foto scena Édith piaf 5

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