Recensione | WILLIAM AND ELIZABETH al Globe Theatre

Scritto, diretto e interpretato da Melania Giglio, ha esordito in prima nazionale, lo scorso 6 agosto al Globe Theatre di Roma, William and Elizabeth, un immaginario incontro tra Shakespeare ed Elizabeth I: un testo che nasce per narrare le gesta e la personalità di una regina la cui opera è stata fondamentale per lo sviluppo dei teatri in Inghilterra.
La pièce si avvale di un cast di alto livello, prima tra tutti Melania Giglio, il cui talento non ha bisogno di conferme: l’attrice, in tutte le sue interpretazioni, non fa che trasformarsi sulla scena sotto ogni aspetto, fisico, gestuale, vocale, arricchendo ogni personaggio di una particolare unicità.
La sua Elisabeth è esattamente come la s’immagina leggendo le sue imprese, materna con il suo paese, combattiva verso i molti nemici, ma anche una donna giunta all’età del tramonto, piena di fragilità e dubbi, stanca dei fardelli immensi che ha portato per tutta la vita.
Al suo fianco Alfonso Veneroso, un interessante Shakespeare che con passione dà corpo alle sue opere, ma che, nonostante il titolo della pièce, non risulta scritto per essere protagonista al pari di Elizabeth.
Un plauso meritatissimo va a Sebastian Gimelli Morosini e all’accuratezza dei suoi tempi comici e alla bellissima, a tratti struggente, voce di Francesca Mària.

William and ElizabethSpesso la funzione didattica del testo prende il sopravvento su quella narrativa, rendendo leggermente didascaliche alcune nozioni storiche, ma è una scelta che non toglie assolutamente valore all’opera.
Si parla di Elisabeth come la regina che portò alla nascita dei teatri, si parla della condizione delle donne a cui era negata la possibilità di recitare: come nel film Shakespeare in love, una donna si traveste da uomo per poter lavorare nella compagnia del Bardo. Interessante, a questo proposito, il riferimento finale a Margaret Hughes che, molti anni dopo i fatti narrati, sarà la prima donna a calcare un palcoscenico.
Molto d’impatto anche l’interpretazione di Greensleeves, canzone scritta da Enrico VIII per Anna Bolena, genitori di Elizabeth, cantata da Francesca Mària con Melania Giglio.
Da non sottovalutare anche il costante riferimento al concetto di teatro nel teatro: gli attori interpretano personaggi che a loro volta recitano altri ruoli, su una piccola struttura in stile teatro elisabettiano costruita sul palco del Globe Theatre di Villa Borghese.

Continui sono i riferimenti alle opere di Shakespeare, da Sogno di una notte di mezza estate, che apre la pièce, a Enrico V, fino ad Amleto. Quest’ultimo in particolare rappresenta uno dei momenti più toccanti dello spettacolo, in cui Elizabeth si scontra con le proprie fragilità di essere umano, in una profonda e poetica riflessione sulla verità e sulla morte, che porterà, in conclusione, a un tenerissimo ballo tra Elizabeth e Shakespeare, una danza imperfetta e goffa, ma piena di reciproca ammirazione.

 

 

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