Nella bellissima cornice dell’Antiquarium di Malborghetto, resa ancor più affascinante dal forte temporale, è andato in scena ‘U Ciclopu, Giufà e Firrazzanu, di e con Gaspare Balsamo, per la rassegna Teatri di Pietra.
L’episodio dell’Odissea, l’incontro tra Ulisse e il Ciclope, si trasforma in uno scontro a suon di cunti siciliani: il Ciclope e Ulisse diventano veri e propri cuntisti, narrando le vicende dello stolto Giufà e dello scaltro Firrazzanu, racconti popolari siciliani. “Nessuno”, il re di Itaca, riuscirà a usare la propria astuzia per sconfiggere il gigante e riprendere il suo viaggio.
L’idea di Gaspare Balsamo risulta assolutamente vincente, coniugando “le lingue del mare” e le sue tradizioni, dalla mitologia greca ai cunti tradizionali siciliani. Mille sono le voci di Balsamo, dalla narrazione ricca di suoni quasi onomatopeici, alla voce tonante del Ciclope, fino a Ulisse, inizialmente più vicino alla lingua italiana.
Il suono e il movimento riempiono la scena: le parole sussurrate in un siciliano strettissimo sono a tratti quasi incomprensibili, ma compongono una partitura musicale che, insieme ai movimenti delle mani, sembrano descrivere i suoni e l’ondeggiare del mare, la battaglia, la morte. L’attore gestisce con disinvoltura e con innegabile impegno fisico il passaggio da un personaggio all’altro, ognuno con la propria personale gestualità che li rende distintamente riconoscibili agli occhi dello spettatore.
Un interessante esperimento registico e drammaturgico, dunque, oltre che una prova d’attore completa, ricca di repentini cambi di stile e di assoluta padronanza del corpo e della voce.
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