Oltre seicento repliche per il cavallo di battaglia di Tato Russo, attore, regista e musicista che negli anni ha riscritto grandi opere immortali, come “La tempesta” di Shakespeare o “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello.
Al teatro romano di Ostia Antica, con la regia di Livio Galassi, l’instancabile attore partenopeo propone, dunque, “I Menecmi. Due gemelli napoletani”. Il classico plautino viene immerso nella cornice di una Napoli antica, Neapolis, con l’introduzione di trascinanti elementi della comicità partenopea, che esaltano la natura popolare ed esuberante propria della commedia originale. Non manca, inoltre, il riferimento a “La commedia degli errori” che Shakespeare scrisse proprio ispirandosi a “I Menecmi”.
Il mercante Mosco aveva due gemelli, Menecmo e Fosicle. Quando i due avevano sette anni, Menecmo si perse nel mercato di Paestum e il padre, disperato, decise di ribattezzare Fosicle con il nome del fratello scomparso. Una volta divenuto uomo, Menecmo torna a Neapolis per ritrovare la sua famiglia, ma viene continuamente scambiato per il fratello, provocando assurdi e grotteschi equivoci, fin quando l’ordine verrà ristabilito e i fratelli si ricongiungeranno.
I due gemelli sono molto diversi tra loro: se il vero Menecmo è un personaggio povero e volgare, il fratello è un avvocato colto che vive una vita dissoluta, dividendosi tra moglie e amante, una prostituta, sua vicina di casa. Nella regia di Galassi i due fratelli si distinguono anche nell’accento: italiano per l’avvocato e napoletano per il gemello.
Nella sua versione, Russo, che interpreta entrambi i personaggi, dà prova di grande versatilità ed energia, passando da un personaggio all’altro senza un momento di respiro, affiancato da un buon cast, i cui personaggi risultano giustamente caratterizzati secondo la tradizione della commedia: dall’amante furba e sensuale, alla moglie bisbetica ma non meno focosa, ai servi, parassiti stravaganti e costantemente affamati.
Incorniciati da una curatissima scenografia, gli equivoci si susseguono in un ritmo incalzante, rendendo la comicità triviale di Plauto assolutamente irresistibile.