“La vera vita del cavaliere mascherato”: Brecht arriva al Roma Fringe Festival

Da un’idea di Giancarlo Sammartano

Regia: Alessandro De Feo

Con: Tiziano Caputo, Matteo Cirillo, Stefano Flamia, Lorenzo Garufo, Alessia Iacopetta, Francesco Maruccia, Fabrizio Milano, Ilena Sbarufatti

Scena: Valentina Cristofari, Eleonora Ugolini

Aiuto regia: Ilenia Sbarufatti

Ufficio stampa: Stefania D’Orazio

In concorso al Roma Fringe Festival. In scena: 9 giugno ore 20.30; 11 giugno ore 23.30


Un’opera di Bertolt Brecht incompiuta e quasi sconosciuta, arricchita da poesie e frammenti di altre opere dello stesso drammaturgo tedesco, tutti collegati dallo stesso fil rouge, in una chiave emozionante e affascinante.

Jacob Geherda, un timido e insicuro cameriere di un misero albergo, assiste impotente ai soprusi di clienti abbienti e arroganti. Nei suoi sogni Geherda diventa il temibile Cavaliere Mascherato, coraggioso e sfrontato, che con sfide, duelli e impareggiabile destrezza riuscirà a sconfiggere il male e a segnare il trionfo degli umili. Ma la realtà non è mai semplice come in un sogno.

La regia di Alessandro De Feo offre spunti molto interessanti nel continuo gioco tra realtà e sogno: la prima così crudamente cupa e aggrappata a un filo di speranza, e il secondo, un universo colorato dal nonsense, tra coriandoli, maschere grottesche, giochi di parole e botta e risposta assolutamente divertenti. È un continuo rimbalzare dal comico al drammatico, con coerenza e precisione, e più si ride nel sogno, tanto più colpisce la disillusione della realtà.

La profondità del testo e la puntualità acuta della regia sono sorretti da un cast di alto livello, capace di una grande versatilità e  di un ritmo sempre incalzante: spiccano, in particolare Tiziano Caputo, Geherda, e Matteo Cirillo, Joppe, commovente nella sua fragilità. Molto curata anche la scelta delle musiche, da brani puramente brechtiani, come “Jenny dei pirati” de “L’opera da tre soldi” e la malinconica “Sonata al chiaro di luna” di Beethoven.

La giovane compagnia si misura con un mostro sacro del teatro con rispetto ed evidente preparazione. Il risultato è ottimo, non lascia nulla in sospeso, ma riesce con eleganza a unire puro divertimento e riflessione in una commedia tanto vivace quanto amara.

“Nessuno al mondo osa dare la mano a chi va a fondo.” Questa è la vera condizione dell’uomo, inevitabilmente succube della brutalità della sua natura.

E chissà cosa sceglierà Geherda: rimanere nella miseria, ma fiero della propria onestà, o abbassare gli occhi in silenzio e ottenere finalmente il suo riscatto?

 

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