Scritto e diretto da Paolo Sorrentino
Con Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda.
Fotografia di Luca Bigazzi
Musiche di David Long
Presentato al Festival di Cannes 2015
Il film è stato dedicato al regista Francesco Rosi
Tante sfumature, tante età, tanti sentimenti quelli dipinti da Sorrentino nel suo nuovo film. E tanti i toni con cui vengono trattati: ironico e malinconico, lirico e bizzarro. C’è la giovinezza, che guarda al futuro come una cima vicina e troppo facile da raggiungere. C’è la vecchiaia, che deve necessariamente guardare indietro, al passato, così lontano e sfocato. C’è il bisogno di aggrapparsi a un ricordo che sfugge. C’è la ricerca della libertà che si scontra con la pesantezza di vivere. C’è lo spirito e c’è il corpo.
Fred Ballinger, anziano compositore e direttore d’orchestra, si trova, come ogni anno, in vacanza presso un lussuosissimo albergo tra le Alpi svizzere. Con lui la figlia Lena e il vecchio amico Mick Boyle, un famoso regista che, insieme a un gruppo di ragazzi, lavora al suo testamento artistico, un film dal titolo L’ultimo giorno della mia vita. C’è anche un giovane attore di successo, Jimmy Tree, che tra gli ospiti dell’albergo cerca l’ispirazione per il personaggio che si appresta a interpretare.
Al centro c’è la musica di Ballinger: quella che ha condizionato tutta la sua vita, i suoi legami, i suoi sentimenti così difficili da esprimere. La vecchiaia e il dolore segnano il rifiuto di quell’universo, da cui sceglie di allontanarsi. Ha smesso di comporre. Ha smesso di dirigere. Soprattutto le sue celebri Sonate semplici, scritte per essere interpretate da una soprano, una sola, che ormai non può più farlo.
Ma, nascosto dagli occhi altrui, Ballinger continua a dirigere e a vivere di quella musica che nasce in ogni cosa: dallo stropicciare la carta di una caramella al suono sempre vibrante e idilliaco della natura.
“Ho perso i migliori anni della mia vita. Hai detto che le emozioni sono sopravvalutate. Ma è una vera stronzata. Le emozioni sono tutto quello che abbiamo”, gli dirà il suo amico Mick, un Harvey Keitel fragile che non sa accettare la sua vita lontano dalla macchina da presa.
E l’emozione permea ogni inquadratura, soprattutto quelle mute, quasi statiche, che fungono da intermezzi tra i dialoghi, che interrompono il pathos della trama per spingerci verso la poesia di immagini oniriche e sospese nel tempo. I copri nudi e sfatti degli anziani nelle saune, le movenze di una giovane massaggiatrice che preferisce usare le mani per comunicare, lo sforzo sovrumano di un campione mondiale appesantito e malato che non vuole smettere di dare calci a un pallone.
Nel cast internazionale di altissimo livello troneggia Michael Caine, superbo nella sua interpretazione, capace di evocare con un solo sguardo il complicato mondo interiore del suo Fred, nonostante l’apparente freddezza impermeabile.
La precisione e la morbidezza di Sorrentino si combina perfettamente con la potente fotografia di Luca Bigazzi, capace di donare eleganza anche al grottesco.
Sublime la colonna sonora di David Lang, in particolare i brani Just (After Song of Songs) e Simple Song #3, che conclude il film in una delle sequenze più emozionanti.