“Tintarella albina”
ovvero
Avrei solo bisogno di sentirmi
Regia: Alessandro De Feo
Con: Luisa Belviso, Tiziano Caputo, Lorenzo Garufo, Ilaria Marcelli, Mario Russo, Ivano Salamida, Ilenia Sbaruffati, Tommaso Setaro.
Fino al 7 maggio al teatro dell’Orologio
Un gruppo di ragazzi quasi trentenni è in cerca di una propria identità e di un proprio posto nel mondo, chi inseguendo il mito di una carriera artistica, chi cadendo rovinosamente nel baratro dell’alcool e della droga. Danny, chitarra alla mano, ci accompagna nel percorso suo e dei suoi compagni, coinquilini squinternati e insicuri, cantando California Dreaming, un richiamo a quella libertà sognata, ma apparentemente irraggiungibile.
La scena è arricchita da oggetti che ossessivamente definiscono i punti chiave della storia e dei personaggi: l’immancabile macchina da scrivere di Danny, ranocchie che costellano il palcoscenico e che vengono letteralmente lanciate sul pubblico come palline da golf, un materasso a terra, simbolo di una fin troppo precaria idea di casa e stabilità.
Una valigia rappresenta il prolungamento di ogni personaggio: anime in continuo movimento, scosse dal bisogno quasi maniacale di svuotare e riempire affannosamente il bagaglio della propria vita, mai ferma, mai felice.
È come se in quelle valigie si nascondesse un tesoro, la parte più preziosa di se stessi: ed ecco che quando sono quasi pronti a mostrarsi davvero, qualcosa li costringe nuovamente a ritrarsi, a scappare. L’incomunicabilità, la difficoltà insormontabile nell’esprimere i sentimenti, l’incertezza del futuro.
Ottimo l’adattamento del regista, Alessandro De Feo, dal film E morì con un felafel in mano di Richard Lowenstein, ispirato a sua volta al racconto omonimo di John Birmingham.
La regia è molto curata, minuziosa nei dettagli e al tempo stesso essenziale, con un buon ritmo sostenuto da un continuo movimento degli attori, tutti sempre in scena. Bravissimi gli interpreti, con i loro personaggi ben caratterizzati, ma mai sopra le righe.
Il difficile e spesso abusato tema del disagio giovanile è affrontato, qui, in modo appropriato, senza nessuna chiave moralista, ma con spunti divertenti e spesso tragicomici, da un punto di vista schietto e affascinante; il tutto accompagnato da svariate citazioni, dalla scrittura di Kerouac al cinema di Tarantino.