Scritto e interpretato da Ben Moor
Regia di Erica Whyman (Royal Shakespeare Company)
Musiche di Simon Oakes
Disegno luci di Malcolm Rippeth
Spettacolo in lingua originale con sovra titoli in italiano
Domenica 26 aprile al teatro del Lido di Ostia
Per la prima volta in Italia, il pluripremiato autore e attore britannico, Ben Moor, incanta il pubblico romano con il suo Each of Us, un testo romantico e surreale, fitto di ironia malinconica e raffinata.
Un uomo d’affari, il cui ruolo consiste nell’ostacolare e demotivare il lavoro altrui, si innamora di una donna solitaria e silenziosa. Il loro rapporto è contrastato: si lasciano, tornano insieme, si sposano. Improvvisamente la vita dell’uomo inizia a sfaldarsi. Perde l’amore della sua vita, perde il lavoro. Cerca di rimettersi in piedi, grazie a un bizzarro incontro, forse non proprio casuale, che gli mostrerà la via.
In un ipotetico mondo fantascientifico, risiede, per Ben Moor, la metafora stessa dell’esistenza: in un presente che logora se stesso, l’uomo cerca disperatamente di connettersi all’altro, di salvare i ricordi di ciò che un tempo lo rendeva felice e completo.
Ognuno è dotato di un “anello dell’anno”, da riempire con tutto ciò che va mantenuto vivo nella memoria, che rappresenti la sua stessa anima, e che nel tempo andrà a formare il proprio ”anello della vita”. Un giorno questo si connetterà con le anime degli altri esseri umani, fino a formare il grande “anello del mondo”: una connessione assoluta in cui tutti saranno in grado di comunicare tra loro, senza barriere.
Il linguaggio è sofisticato e al tempo stesso colloquiale, ricco di riflessioni profonde e di metafore di un’acutezza disarmante, in grado di arrivare istantaneamente al pubblico.
E Ben Moor cerca continuamente gli occhi dello spettatore, creando quello stesso magnetico legame che il suo alter ego cerca così tenacemente. Moor è ipnotico nella sua presenza scenica, comunica emozioni vive e palpabili, con tanta purezza e semplicità da rendere sufficiente anche solo un suo sguardo.
Un one man show che eleva la parola a pura poesia, all’interno di una scenografia essenziale: una panca al centro e, sul fondo, la proiezione di un dipinto. Forme indefinite. Tracce di olio e argilla su tela.
Quel dipinto è stato d’ispirazione per Moor nella scrittura del testo: lascia spazio all’immaginazione, permette di creare suggestioni personali a chi l’osserva. E così vuole essere anche il suo Each of Us: la nostra percezione arricchisce e completa ciò che lui ha scritto. Perché la nostra anima non risiede negli oggetti o nei ricordi, ma nelle persone. “Loro, e non me, loro sono la mia storia. E loro sono il mio tesoro.”
Questa è comunicazione, empatia e, finalmente, connessione.