Un film scritto, diretto e interpretato da Eleonora Danco
Uscita: 19 marzo 2015
Premiato con due Menzioni Speciali al 32° Torino Film Festival
Lo stato dell’attesa: vivere in continua tensione tra vivacità e angoscia, nell’equilibrio precario tra capacità e non-capacità. Il vecchio aspetta di finire i suoi giorni, il ragazzino attende di iniziare il suo percorso verso l’ignoto.
Così Eleonora Danco fa galleggiare i suoi personaggi. Ripercorre la propria infanzia tra Roma e Terracina, raccogliendo le parole di giovani e anziani del luogo: i ricordi più intimi, il rapporto con il sesso e con Dio. Ma perché mettere a confronto i poli estremi dell’esistenza tralasciando ciò che c’è in mezzo?
L’età adulta è meno interessante, secondo la Danco, poiché è il momento della vita in cui si è troppo presi a lottare: non c’è attesa, ma frenesia. I due mondi troppo distanti e incomunicabili risultano, qui, estremamente vicini. Un diciassettenne di borgata soffre per la separazione dei genitori; una donna ricorda come da giovane fosse impensabile, per lei, chiamare “amore” suo marito. Età diverse, vite imparagonabili, ma stesso candore.
In un emozionante connubio tra ironia e dolore sommesso, la spontaneità dei personaggi viene immersa nell’universo artificiale del cinema. Ogni immagine diventa un dipinto di estrema verità, incanalata in un percorso preciso in cui nulla è lasciato al caso: “Il mio non è un documentario. Queste non sono interviste, ma performance. Delle installazioni fisiche per arrivare alla memoria emotiva.”
Anima in pena, questo è il nome che la regista sceglie per se stessa, indaga senza giudicare e scuote provocatoriamente le altre anime di cui si circonda, soprattutto quella dell’anziano padre, il più restio a esporsi. Ne emerge un’immediatezza disarmante e la coinvolgente sensibilità dell’autrice e performer teatrale che per la prima volta si cimenta dietro la macchina da presa.